Afrodite, tartaruga senza “braccia” per colpa della plastica

Imprigionata dai rifiuti, rischia di rimanere senza pinne: se le verranno amputate, come temono i volontari del Crtm di Brancaleone, probabilmente non ce la farà. Era strozzata dalla plastica e incastrata in un cerchione di bici

Afrodite, senza «braccia» come la Venere di Milo. È il nome che hanno dato a questa Caretta Caretta i volontari del Crtm Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone in Calabria, perché le sue pinne anteriori, le sue braccia, forse dovranno esserle amputate.

Non si sa infatti da quanto tempo Afrodite, un esemplare di quasi 25 chilogrammi di peso e poco meno di un metro di lunghezza, cercava affannosamente di nuotare completamente impigliata in svariati metri di lenza di nylon che le strozzavano il collo e gli arti, mentre il resto del corpo fluttuava incastrato in un cerchione metallico di bicicletta. In queste condizioni, con le pinne anteriori ormai in cancrena, è stata avvistata casualmente alla deriva, mentre si trascinava senza forze, domenica 17 marzo nei pressi di una piccola località calabrese, Pellaro.

Dopo essere stata segnalata alla Guardia Costiera, il bellissimo esemplare è stato soccorso dai volontari del Centro Recupero di Brancaleone, ancora in affanno per la situazione di precarietà in cui si trovano da alcuni mesi, da quando cioè i proprietari hanno rivoluto indietro i locali dove l’associazione lavorava, senza che si sia ancora trovata un’alternativa che permetta di non far morire una piccola e funzionale istituzione che ogni anno, da anni, soccorre decine e decine di tartarughe spiaggiate o ferite, basandosi solo sulle forze del volontariato.

«Da anni, al Crtm Brancaleone, soccorriamo esemplari di tartaruga marina feriti da attività umane, principalmente pesca e inquinamento – spiega Tania Il Grande che continua a prendersi cura di questi animali malgrado la situazione – Quest’ultimo sta diventando ormai una costante, nella voce “causa dello spiaggiamento” delle nostre cartelle cliniche. Ingestione di plastica e intrappolamento in reti abbandonate sono le due principali cause di morte delle tartarughe marine da noi soccorse».

Non fa eccezione all’orribile regola questa’ultima tartaruga soccorsa, che è subito apparsa gravissima. «La situazione è purtroppo disperata, in quanto le pinne, compromesse irrimediabilmente, rischiano la completa amputazione. E senza entrambe le pinne davanti non avrebbe aspettative di vita».

A supportare la volontaria, l’altro fondatore del centro Filippo Armonio e il chirurgo Antonio Di Bello, che con il suo team di esperti (Sea Turtle Clinic – Dvm – UniBa) valuterà in maniera approfondita le condizioni e la vascolarizzazione di quel che resta delle sue pinne anteriori. Nelle prossime ore Afrodite affronterà un eco-doppler presso il Dmv Uniba che, assieme alle altre indagini diagnostiche del team di esperti con a capo il professor Di Bello, chiarirà il quadro, al momento critico delle sue pinne anteriori. – spiega Tania – Di solito nel caso di totale assenza di circolazione sanguigna di un arto, si deve procedere all’amputazione dello stesso. In questo caso, trattandosi di entrambe gli arti anteriori, la tartaruga non potrebbe sopravvivere perché verrebbe meno la possibilità di movimento autonomo. Ma si farà tutto il possibile per salvarle almeno i monconi, o quantomeno una delle due pinne».

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